L'eruzione di Monte Nuovo (1538)
La ricostruzione degli eventi prima, durante e dopo l'eruzione di Monte Nuovo è stata compiuta in modo multidisclipinare grazie ad indagini vulcanologiche sui suoi depositi unitamente a indagini su documenti storici dell'epoca.
L'eruzione è durata una settimana ed è stata caratterizzata da tre differenti centri eruttivi ognuno con tre fasi eruttive distinte. Il centro principale era localizzato in corrispondenza dell'attuale cratere mentre i due centri minori in corrispondenza dei versanti meridionale e nord-orientale dell'edifico vulcanico.
La sequenza dei depositi dell'eruzione è stata suddivisa in 5 membri (Di Vito et al., 1987).
L'eruzione è iniziata il 29 settembre 1538 alle 19 e la sua prima fase eruttiva è durata fino la notte del 30 settembre. Tale fase ha prodotto piccole colonne eruttive e continue esplosioni freatomagmatiche che hanno generato correnti piroclastiche. Il membro A è stato deposto in circa 12 ore di attività del centro eruttivo principale e ha costruito gran parte del cono attuale. Il centro secondario, sul versante meridionale dell'edifico, è stato invece responsabile delle esplosioni freatomagmatiche che hanno generato i depositi da corrente piroclastica del membro B lungo il versante. Contemporanee esplosioni stromboliane dai centri secondari hanno depositato il membro C in un'area alquanto limitata. Dopo tale attività seguì una pausa di circa 2 giorni.
L'eruzione riprese il 3 ottobre alle 16 e durò fino alla notte successiva con la deposizione del membro D a seguito di una sequenza discontinua di esplosioni a bassa energia da magmatiche a freatomagmatiche dal centro principale.
Il 6 ottobre l'attività esplosiva riprese alle 16 e durò qualche ora con esplosioni magmatiche di bassa energia in corrispondenza di un piccolo duomo lavico intracraterico accresciutosi durante i due giorni precedenti. In questa fase, durante la quale vi furono 24 vittime avvicinatesi al cratere, si formò il membro E.
Ubicazione dei centri dell'eruzione di Monte Nuovo (1=cratere principale, 2 e 3 = bocche minori) e affioramento dei depositi.
Il sollevamento del suolo legato all’eruzione di Monte Nuovo
Schema riportante la sequenza di fenomeni accaduti nei due giorni precedenti all'eruzione di Monte Nuovo. La lunghezza delle barre rosse verticali è proporzionale all'intensità dei tereemoti accaduti (modificato da Guidoboni et al., 2011).
Studi multidisciplinari hanno dimostrato che nel periodo compreso tra il 1251 e il 1536 si ebbe un sollevamento generalizzato della parte centrale della caldera dei Campi Flegrei, con un picco massimo di 14 m a Pozzuoli (Di Vito et al., 2016). Le maggiori deformazioni si ebbero negli ultimi due anni prima dell’eruzione e si concentrarono principalmente nell’area dell’attuale Monte Nuovo con un sollevamento massimo di 19 m.
Sin dal 1503 si riporta una moderata sismicità e l’emersione dal mare di nuova terra, come testimoniato dalle richieste di costruire abitazioni sulla nuova terra per sostituire quelle danneggiate dai terremoti che accompagnavano il sollevamento. Nei mesi che hanno preceduto l’eruzione i terremoti si intensificarono al punto da essere avvertiti anche a Napoli, e con forte intensità nei 9 giorni precedenti l’eruzione.
A cura di F. Sansivero
Letture consigliate (internazionali)
Di Vito, M., Lirer, L., Mastrolorenzo, G. & Rolandi, G. (1987).The 1538 Monte Nuovo eruption (Campi Flegrei, Italy). Bull. Volcanol. 49,
608–61.
Di Vito, M., Acocella, V., Aiello, G. et al. (2016). Magma transfer at Campi Flegrei caldera (Italy) before the 1538 AD eruption. Sci Rep 6, 32245. https://doi.org/10.1038/srep32245
Guidoboni, E. & Ciuccarelli, C. (2011). The Campi Flegrei caldera: historical revision and new data on seismic crises, bradyseisms, the
Monte Nuovo eruption and ensuing earthquakes (twelfth century 1582 ad). Bull. Volcanol. 73, 655–67.