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Campi Flegrei - Storia eruttiva

L'Ignimbrite Campana

L'Ignimbrite Campana è l'eruzione esplosiva conosciuta più violenta avvenuta nel Mediterraneo. Il centro eruttivo era ubicato nei Campi Flegrei e si stima siano stati emessi 150 km3 di magma ricoprendo con le ceneri amesse un'area di circa 5 milioni di km2 che si estende dal Tirreno, al Mediterraneo orientale, fino alla Russia. Oltre alla devastazione locale, per l’accumulo di depositi piroclastici in grado di interrompere completamente il ciclo vitale nel raggio di oltre 100 km dal entro eruttivo, l'eruzione causò sensibili perturbazioni climatiche estese all’intero pianeta. La caldera generata dall'eruzione copre un'area di circa 230 km2 e fu soggetta ad uno sprofondamento di circa 700 m in media, come suggerito dalle perforazioni profonde.

Dinamica eruttiva

L’eruzione è verosimilmente iniziata con una fase esplosiva freatomagmatica di apertura del condotto, cui ha fatto seguito una fase pliniana, con la formazione di una colonna eruttiva alta oltre 40 km, durante la quale venivano estratti entrambi i magmi presenti nella camera magmatica. Quest'ultima si estendava in un'area approssimativamente del diametro di 16 km e ad una profondità di circa 4 km sotto il livello del mare. Essa era costituita da due strati di magma a composizione chimica differente: uno più evoluto e più superficiale, e uno meno evoluto e più profondo (Pappalardo et al., 2002).

Con il procedere dell'eruzione la colonna divenne sempre più pulsante e instabile fino a collassare e generare flussi piroclastici espansi e turbolenti che raggiunsero distanze di 50 km verso nord, fino al Roccamonfina, e si propagarono verso sud, al di sopra del mare attraverso il golfo di Napoli, fino alla penisola sorrentina.

Durante la fase successiva si ebbe il collasso calderico principale, con l’estrazione simultanea ed il mescolamento dei due magmi presenti nel serbatoio magmatico. Un'enorme quantità di magma fu eruttata in questa fase attraverso l’attivazione di numerosi centri eruttivi, lungo le fratture che accompagnarono la formazione della caldera, determinando la generazione di flussi piroclastici ad elevata mobilità. Questi flussi raggiunsero le massime distanze dall’area calderica, espandendosi fino ai versanti appenninici e valicando barriere morfologiche alte oltre 1000 m. Le fasi finali dell’eruzione furono caratterizzate dall’emissione del magma residuo meno evoluto ancora presente nella camera magmatica, che alimentò flussi piroclastici concentrati e di modesto volume, che percorsero brevi distanze attorno all’area calderica.

Al termine dell'eruzione dell'Ignimbrite Campana i due terzi della Campania apparivano ricoperti da una coltre di tufi spessa fino a 100 m, mentre enormi volumi di cenere vulcanica rimanevano sospesi nell’atmosfera dell’intero pianeta.

Impatto climatico-ambientale e sull'uomo

Gli areosol prodotti dall’ossidazione di composti di zolfo iniettati nell’atmosfera da eruzioni vulcaniche ad elevata energia, come l'Ignimbrite Campana, agiscono come schermi riflettenti della radiazione solare, determinando un generale raffreddamento della superficie terrestre la cui entità è funzione della massa di zolfo emessa. Nel caso dell’IC, in base alla stima di zolfo emesso nel corso dell’eruzione, comparabile a quella delle più grandi eruzioni verificatesi sulla Terra, è stato possibile valutare in circa 3-4 °C l’abbassamento della temperatura indotto dall’evento vulcanico, almeno dell’emisfero settentrionale. L’esame di numerose sequenze stratigrafiche contenenti le ceneri dell’IC ha evidenziato, inoltre, che l’eruzione si verificò in stretta coincidenza temporale con un evento climatico di brusco raffreddamento dell’Oceano Atlantico e di parte dell’emisfero boreale che appare significativamente più marcato di altri analoghi episodi, suggerendo quindi una possibile sovrapposizione degli effetti di raffreddamento indotti dall’eruzione e di quelli legati alle “ordinarie” fluttuazioni climatiche cicliche.

Sul piano dell’impatto sull’uomo, alcune studi archeologici nel Sud ed Est europeo evidenziano una interessante correlazione dei depositi dell’Ignimbrite Campana, ritrovati nei siti archeologici, con la cosiddetta “transizione” culturale tra il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore (45.000 – 35.000 anni fa) avvenuta con la sostituzione dell'uomo di Neanderthal da parte di popolazioni di Homo Sapiens (Giaccio et al., 2008). Da tali evidenze è lecito ritenere che l'eruzione dell'Ignimbrite Campana possa aver giocato il ruolo di “evento catalitico” nei processi coinvolti in una tra le più discusse, e forse determinanti, modificazioni bio-culturali della preistoria dell’Eurasia occidentale.

A cura di F. Sansivero

Letture consigliate (internazionali)

Costa, A., Folch, A., Macedonio, G., Giaccio, B., Isaia, R., Smith, V., 2012. Quantifyingvolcanic ash dispersal and impact of the Campanian Ignimbrite super-eruption.Geophys. Res. Lett. 39, L10310.

Giaccio, B., Isaia, R., Fedele, F., Di Canzio, E., Hoffecker, J., Ronchitelli, A., Sinitsyn,A., Anikovich, M., Lisitsyn, S., Popov, V., 2008. The Campanian Ignimbrite andCodola tephra layers: two temporal/stratigraphic markers for the Early UpperPalaeolithic in southern Italy and eastern Europe. J Volcanol Geoth Res 177,208–226.

L Pappalardo, L Civetta, S de Vita, M Di Vito, G Orsi, A Carandente, R.V Fisher, Timing of magma extraction during the Campanian Ignimbrite eruption (Campi Flegrei Caldera), Journal of Volcanology and Geothermal Research, Volume 114, Issues 3–4, 2002, Pages 479-497, ISSN 0377-0273, https://doi.org/10.1016/S0377-0273(01)00302-X.

 

 

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