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L’eruzione delle Pomici di Avellino (4.000 anni fa)

L'eruzione pliniana delle pomici di Avellino è tra le eruzioni vesuviane a maggiore impatto sul territorio. Essa ebbe luogo nel Bronzo Antico e precisamente tra la fine del 20°e l'inizio del 19° secolo a.C. e interessò un'ampia area densamente popolata, come testimoniato dai resti archeologici di insediamenti umani trovati sepolti dai depositi dell'eruzione. Come le altre eruzioni pliniane del Vesuvio, generò un'ampia caldera (cerchio bianco nell'immagine a lato) il cui centro era a SO dell'attuale cratere del Vesuvio nell'area di Piano delle Ginestre .

Stratigrafia e dinamica eruttiva

Colonna stratigrafica eruzione delle Pomici Di Avellino

La ricostruzione stratigrafica suddivide i depositi in cinque Unità Eruttive (EU) che rappresentano le tre Fasi principali dell'eruzione (Sulpizio, 2010): una prima fase iniziale (EU1), una seconda fase magmatica in cui si genera la colonna eruttiva pliniana (EU2-4), una terza fase freatomagmatica (EU5), in cui il magma interagisce con l'acqua di falda superficiale.

La PRIMA FASE è costituita dall'unità eruttiva EU1 formata da una doppia coppia di livelli di pomici e livelli di cenere scura da caduta, prodotti da due differenti colonne eruttive sostenute di altezza variabile da 13 a 21,5 Km. La dispersione dei depositi da caduta è con direzione NE. Il collasso parziale o totale delle colonne eruttive ha generato depositi da corrente piroclastica, di limitato spessore e dispersione, affioranti sui fianchi nord-occidentali del vulcano, a breve distanza dal centro eruttivo. Questa fase, moderatamente esplosiva, preannuncia la fase pliniana dell'eruzione, altamente distruttiva.

La SECONDA FASE vede l'instaurarsi di una colonna eruttiva pliniana dell'altezza variabile da 23 a un massimo di 31 Km, che produce la messa in posto di 3 livelli da caduta (EU2-3-4) la cui la dispersione è a direzione NE. I livelli sono composti da pomici che variano tipicamente nella colorazione, passando da un colore grigio chiaro alla base a grigio scuro nel livello più alto. Nel corso di questa fase si sono registrati piccoli collassi della colonna eruttiva che hanno prodotto livelli da corrente piroclastica (EU3pf), affioranti solo sui versanti settentrionali del vulcano. La seconda fase termina con un livello di fine cenere da caduta, probabilmente depositatosi dopo essere stata dispersa dai forti venti, che testimonia una momentanea interruzione dell'attività eruttiva.

La TERZA FASE è fortemente dominata dall'interazione del magma con masse d'acqua superficiali (fase idromagmatica) che rende ancora più violenta ed energetica l'eruzione. In questa fase sono stati prodotti depositi da corrente piroclastica (EU5), che insieme a quelli dell'eruzione del 79 d.C., sono tra quelli a maggiore dispersione della storia del Vesuvio. I livelli da corrente piroclastica sono infatti distribuiti su una vasta area intorno al vulcano, in prevalenza nei settori occidentali e nord-occidentali ed è possibile ritrovarli anche a 25 Km di distanza dal centro eruttivo.Ditribuzionelivello EU5 I depositi hanno coperto un'area di più di 900 Km2 e sono stati ritrovati anche in zone del centro Italia. Questa unità eruttiva è stata ulteriormente suddivisa in 4 livelli rappresentativi di altrettante fasi esplosive separate da intervalli di tempo. Ciò è confermato dal ritrovamento di impronte umane e animali ad altezze diverse nella successione del livello EU5.

Geochimica dei prodotti

In generale le analisi geochimiche dei prodotti dell'eruzione mostrano una variazione verso composizioni meno evolute, da fonolite a tefrite-fonolitica, con il procedere dell'eruzione. Tale variazione di chimismo dei depositi suggerisce che l'eruzione delle Pomici di Avellino è stata alimentata da un magma proveniente da una camera magmatica zonata.

L'impatto sugli insediamenti del Bronzo Antico

Depositi dell'eruzione di Avellino su capanna del Neolitico

Afragola, depositi di EU5 in corrispondenza di una capanna. La capanna fu solo parzialmente danneggiata dalle correnti piroclastiche (Laforgia et al. 2009, con modifiche).

Il sito archeologico di San Paolo - Nola (tratto da Di Vito et al., 2020)

Sito archeologico Croce di Papa - NolaNell’area di Nola - San Paolo sono presenti i depositi di tutte le unità eruttive descritte per le Pomici di Avellino. Le evidenze archeologiche indicano che l’abitato fu abbandonato poco prima o durante le fasi iniziali dell’eruzione, probabilmente durante la messa in posto per caduta di EU1, che nell’area depositò uno spessore di cenere grossolana di circa 1  cm. Questo deposito è presente alla base della sequenza che ricopre il sito. Dopo la deposizione di EU1 l’eruzione continuò con la messa in posto di tutta la sequenza di pomici da caduta della fase pliniana, che in poche ore raggiunse uno spessore di circa 110 cm (EU2 = 5 cm, EU3 = 105 cm e EU4 = 4 cm) e, data la forma delle capanne con tetto‑parete molto spiovente, si accumulò all’esterno delle strutture con ispessimenti lungo il loro perimetro esterno, lasciando intatta la parte interna. Le figure sottostanti evidenziano, infatti, che le pomici di queste fasi sono presenti solo all’esterno delle strutture e tendono a mantellarle. In tal modo, quando l’area venne raggiunta da almeno quattro correnti piroclastiche che depositarono alcuni decimetri di cenere fine, le capanne rimasero ancora in piedi, emergendo solo per qualche metro. Le correnti le invasero entrando dall’apertura rivolta verso il vulcano e depositarono uno spesso strato di cenere fine all’interno delle strutture stesse e negli interstizi tra i pali e le cannucce del tetto, riempiendo i vuoti presenti.

Eruzione di Avellino - interno di capanna del sito archeologico di NolaCiò che si rinviene oggi, a seguito della decomposizione di tutta la parte organica delle strutture e degli oggetti in esse contenuti, è una sorta di negativo di quanto vi era in antico. Le temperature di deposizione, stimate sulla base della magnetizzazione residua di alcuni frammenti ceramici inglobati nei depositi, furono di circa 250°C , non sufficienti quindi a innescare la combustione. Le analisi condotte hanno evidenziato inoltre che la pressione dinamica delle PDC non fu sufficiente ad abbattere le strutture, in accordo con quanto calcolato da Sulpizio et al. (2010b).

 

Insediamenti umani del Bronzo Antico Insediamenti umani prima dell'eruzione e distribuzione dei prodotti eruttivi

 

A cura di F. Sansivero

Letture consigliate (internazionali)

Di Vito, M.A., Talamo, P., de Vita, S., Rucco, I., Zanchetta, G., Cesarano, M. (2019). Dynamics and effects of the Vesuvius Pomici di Avellino Plinian eruption and related phenomena on the Bronze Age landscape of Campania region (Southern Italy). Quaternary International. 499. 10.1016/j.quaint.2018.03.021.

Di Vito M.A., de Vita S., Sulpizio R., Tema E., Zanella E.  (2020) Evidenze dal sito di Nola - Croce del Papa in "Nola - Croce del Papa : un villaggio sepolto dall’eruzione vesuviana delle Pomici di Avellino" a cura di Claude Albore Livadie e Giuseppe Vecchio. – Napoli : Centre Jean Bérard, 2020 (Collection du Centre Jean Bérard, ISSN 1590-3869 ; 54).

Sulpizio, R., Cioni, R., Di Vito, M.A., Mele, D., Bonasia, R., Dellino, P. (2010). The Pomici di Avellino eruption of Somma-Vesuvius (3.9 ka BP). Part I: stratigraphy, compositional variability and eruptive dynamics. Bulletin of Volcanology. 72. 539-558. 10.1007/s00445-009-0339-x. 

Sulpizio, R., Bonasia, R., Dellino, P., Mele, D., Di Vito, M.A., La Volpe, L. (2010). The Pomici di Avellino eruption of Somma-Vesuvius (3.9 ka BP). Part II: Sedimentology and physical volcanology of pyroclastic density current deposits. Bulletin of Volcanology. 72. 559-577. 10.1007/s00445-009-0340-4.

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