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Vesuvio - Storia eruttiva

L’attività vulcanica nell’area attualmente occupata dal complesso vulcanico del Somma-Vesuvio si è originata a partire dal PlioceneEpoca geologica iniziata 5,332 milioni di anni fa e finita 2,588 milioni di anni fa e per tutto il Pleistocene Epoca geologica iniziata 2,58 milioni di anni fa e finita 11.700 anni fa, a seguito dei processi tettonici distensivi dovuti alla apertura del bacino tirrenico, che hanno portato alla formazione della Piana Campana e alla genesi del vulcanismo quaternario in Campania.

Cronogramma dell'attività eruttiva (modif. da Cioni et al,.2008)

L’evoluzione del Somma-Vesuvio è sintetizzabile in quattro fasi principali (Cioni, 2008), ognuna con caratteristiche peculiari in termini di stile eruttivo e di evoluzione vulcano-tettonica dell’edificio vulcanico. La storia eruttiva del vulcano è stata caratterizzata da periodi di attività a condotto aperto a periodi in cui il condotto è ostruito, come quello attuale, in cui vi è totale assenza di attività eruttiva.

La prima fase rappresenta il periodo di evoluzione e accrescimento dell'apparato vulcanico del Somma, caratterizzato principalmente da emissioni di lave e scorie e conclusosi con l'eruzione pliniana delle Pomici di Base (22.000 anni fa), forse la più violenta del Vesuvio. La caldera prodotta da tale eruzione distrusse in buona parte l'originario l'edifico vulcanico del Somma e segnò l'inizio del nuovo edificio Somma-Vesuvio.

La seconda fase è la fase delle grandi eruzioni esplosive plinianeLe eruzioni pliniane sono eruzioni altamente esplosive nel corso delle quali si ha la formazione di una colonna eruttiva alta fino a 55 km, costituita da gas e particelle solide (pomici, ceneri e frammenti litici). I depositi piroclastici da caduta generati da queste eruzioni coprono aree di oltre 500 km2.: l'eruzione delle Pomici di Base, di Mercato (9.000 anni fa), di Avellino (4.000 anni fa) e di Pompei (79 d.C.). Queste eruzioni hanno generato significativi depositi di pomici da caduta e da corrente piroclastica e hanno profondamente influenzato l'evoluzione morfologica del vulcano con la creazione di caldere sommitali. In questa fase sono stati registrati anche eventi subpliniani intermedi come l'eruzione delle Pomici Verdoline

La terza fase inizia dopo l'eruzione di Pompei e comprende le due eruzioni subplinianeLe eruzioni subpliniane sono eruzioni esplosive ad alta energia nel corso delle quali si ha la formazione di una colonna eruttiva alta fino a 30 km. I depositi piroclastici da caduta generati da queste eruzioni coprono aree non superiori ai 500 km2. Le fenomenologie sono paragonabili a quelle delle eruzioni pliniane, ma l'energia e le aree interessate sono inferiori. del 472 d.C. (eruzione di Pollena) e del 1631. Nel periodo compreso tra le due eruzioni si registra un'intensa attività eruttiva a minore energia. In questa fase inizia ad accrescersi progressivamente il Gran Cono del Vesuvio.

La quarta fase comprende il periodo di attività del Vesuvio tra il 1631 e il 1944 in cui il vulcano si assesta nella sua forma attuale. L'attività eruttiva è stata suddivisa in 18 cicli in cui si è avuta attività effusiva sia dal cratere centrale che da bocche laterali e attività esplosiva a bassa energia. Degna di nota è l'eruzione del 1906 che rappresenta l'eruzione del Vesuvio a maggiore energia dello scorso secolo.

Dopo l'eruzione del 1944 il Vesuvio è entrato in una fase di quiescenza a condotto chiuso, attualmente caratterizzata da bassa sismicità e attività fumarolica.

 

FASE 1 – Lo stratovulcano del Somma (da 39.000 a 22.000 anni)

Il Somma –Vesuvio attuale è il prodotto dell’evoluzione di un vulcano più antico, il Somma, troncato della parte superiore a seguito di violente eruzioni esplosive che hanno generato diverse caldere sommitali, all’interno delle quali si è formato un edificio vulcanico più recente, il Gran Cono del Vesuvio. La parte settentrionale dell’edificio più antico è ancora ben conservata ed è rappresentata dall'attuale Monte Somma.

Ricostruzioni stratigrafiche, grazie a sondaggi in pozzi profondi, hanno evidenziato che l’edifico vulcanico del Somma si è formato a partire da 39.000 anni (data dell’eruzione dell’Ignimbrite Campana dei Campi Flegrei).

Lo stratovulcano del Somma, nell’arco di circa 20.000 anni, verosimilmente raggiunse un’altezza di circa 2.000 m grazie ad attività vulcanica principalmente effusiva e debolmente esplosiva che produsse colate laviche e depositi di scorie a volte alternati a livelli da corrente piroclastica. La sequenza stratigrafica di tali prodotti è osservabile lungo i tratti sommitali dei fianchi del M. Somma e lungo le scarpate interne della caldera del Somma che affacciano sulla Valle dell’Inferno. Tale sequenza è ricostruibile in due unità deposizionali principali: un'unità inferiore, composta da scorie stratificate e un'unità superiore costitutita da alternanze di lave e scorie. Entrambe le unità sono attraversate verticalmente da dicchiIntrusioni di magma ad andamento verticale discordante con la giacitura degli strati attraversati dello spessore di alcuni metri.


Monte Somma

scarpate interne della caldera del Somma

 

FASE 2 – Le grandi eruzioni Pliniane (da 22.000 anni al 79 d.C.)

Nel corso di questa fase si sono avute almeno quattro eruzioni esplosive pliniane:

Queste eruzioni sono separate da periodi di inattività o da periodi di attività eruttiva di energia inferiore, come l'eruzione subpliniana delle Pomici Verdoline (19.000 anni fa), con eruzioni a volte localizzate in corrispondenza di crateri laterali.

La violenta attività esplosiva delle eruzioni pliniane ha generato il collasso della parte sommitale del vulcano creando in tal modo caldere di forma e dimensioni differenti che hanno prodotto l’attuale forma troncata del vecchio edificio del Somma all’interno del quale si è accresciuto il Gran Cono del Vesuvio (vedi schema "Evoluzione morfologica del Somma-Vesuvio").

In questa fase sono state registrate eruzioni effusive e debolmente esplosive da bocche laterali, generalmente allineate lungo sistemi di fratture eruttive a carattere regionale, come i centri di San Severino, Camaldoli e Pollena, attivi dopo l'eruzione delle Pomici di Base.

Il periodo intermedio tra le due eruzioni pliniane delle Pomici di Mercato e delle Pomici di Avellino è stato invece caratterizzato da totale quiescenza del vulcano.

L'attività successiva all'eruzione delle Pomici di Avellino ha registrato almeno 8 eruzioni esplosive di tipo subpliniano o stroboliano violento che si sono susseguite fino al 217 a.C. Da tale data, fino al 79 d.C. il vulcano rimase inattivo.

Il cono del Vesuvio nella sua forma e posizione attule iniziò a formarsi verosimilmente dopo l'eruzione di Pompei del 79 d.C. per poi accrescersi nel corso delle Fasi 3 e 4.

 

 

FASE 3 – L'attività post-calderica (dal 79 d.C. al 1631)

L'eruzione di Pompei causò un sensibile aumento di quota dell'area intorno il vulcano, con sollevamento del suolo fino a 20 m nell'area di Ercolano e Pompei. Anche la linea di costa subì una notevole variazione. In questa morfologia profondamente mutata dopo il 79 d.C. si ebbe l'accrescimento del Gran Cono del Vesuvio nel corso di periodi a condotto aperto caratterizzati da attività esplosiva da bassa a media energia, compresi tra i due eventi supliniani maggiori di questa fase:

Le due eruzioni hanno prodotto sensibili depositi di pomici da caduta dispersi in direzione E-NE dal cratere. Lungo praticamente tutti i fianchi del vulcano si osservano depositi da corrente piroclastica generati dall'eruzione di Pollena, mentre quella del 1631 ha generato solo depositi lungo i fianchi meridionali e occidentali.

Prima e dopo le due eruzioni principali, il Vesuvio è stato comunque caratterizzato da attività esplosiva e effusiva degna di nota, sebbene a bassa e media energia. L'eruzione del 472 d.C. infatti è stata preceduta dal ciclo di attività detto Ciclo di Santa Maria (I-III secolo d.C.) e nel periodo di tempo successivo all'eruzione di Pollena, precisamente dal 512 d.C, e fino al XII secolo si è registrata frequente attività eruttiva nota come i cicli di S. Pietro (V-VIII secolo) e delle lave di Villa Inglese (X-XII secolo).

Carta geologica schematica del Vesuvio

Carta geologica schematica del Somma-Vesuvio

 

FASE 4 – Il Gran Cono del Vesuvio (dal 1631 al 1944)

Foto a colori dell'eruzione del 1944 Foto dell'eruzione del 1944

L'eruzione del 1631 segnò un punto di svolta nello stile dell'attività eruttiva del Vesuvio. Il vulcano infatti iniziò una fase di attività persistente prevalentemente a condotto aperto durata fino al 1944 e caratterizzata da emissioni di lava e attività esplosiva di bassa energia, a volte con eruzioni stromboliane più violente. E' in questa fase che il Gran Cono del Vesuvio acquista definitivamente la sua forma attuale.

L'attività eruttiva è stata suddivisa in 18 cicli terminati tutti con un'eruzione finale più violenta. La tipica sequenza delle eruzioni stromboliane più violente consiste in una fase inziale di intensa emissione di lave dal cratere sommitale, seguita da una o più fasi parossistiche, della durata variabile da alcune ore a giorni, in cui si genera una colonna eruttiva alta alcuni kilometri associata a violente fontane di lava. Un'intensa emissione di cenere che può durare diversi giorni o settimane, con la creazione di basse colonne eruttive, chiude l'attività stromboliana violenta.

Le eruzioni più significative della quarta Fase di attività del Vesuvio sono, per impatto sul territorio e testimonianze storiche:

Il sistema magmatico del Somma-Vesuvio

Secondo quanto evidenziato da dati geofisici e dati petrologici, il sistema magmatico del Somma-Vesuvio è caratterizzato da un serbatoio profondo che si estende tra 10 e 20 km di profondità, dove magmi di origine mantellica si differenziano. Da questo serbatoio profondo i magmi risalgono e ristagnano in una camera magmatica superficiale localizzabile a 3-5 km di profondità prima delle eruzioni pliniane, e a meno di 2 km di profondità prima dell’attività stromboliana. Nella camera magmatica superficiale il nuovo magma può mescolarsi al magma delle precedenti eruzioni.

A cura di F. Sansivero

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