
di Mario Castellano
Come si determina l’inizio di uno sciame sismico nell’area flegrea e, soprattutto, come è possibile affermare che uno sciame sismico sia concluso se poi continuano a verificarsi altri terremoti?
Tra le aree vulcaniche campane (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia), i Campi Flegrei sono l’unica che attualmente manifesta una dinamica evidente con la ripresa del fenomeno del bradisismo a partire dalla fine del 2005. Dal 2012, il protrarsi delle variazioni di alcuni parametri geofisici e geochimici (sollevamento del suolo, aumento della sismicità, cambiamenti nella composizione geochimica delle fumarole e dei gas dal suolo) ha reso opportuno innalzare l’allerta al Livello Giallo e attivare la fase operativa di Attenzione. Per dettagli e aggiornamenti sull’attività dei Campi Flegrei vedi la pagina “Obiettivo CAMPI FLEGREI”.
Dal punto di vista dell’impatto della sismicità dell’area sulla popolazione bisogna tenere in considerazione che la particolare conformazione geologica della caldera dei Campi Flegrei e l’estrema superficialità della maggior parte dei terremoti, fortemente concentrati nei primi 3 km di profondità, determinano un elevato grado di avvertibilità anche per terremoti di bassa magnitudo. Questo si verifica già a partire da valori di Magnitudo durata=1.0 e in alcuni casi anche inferiore.
Durante l’attuale crisi bradisismica dei Campi Flegrei e fino a tutto il 2024 sono stati registrati circa 23000 terremoti, parte dei quali avvenuti in occasione di sciami sismici. L’accadimento di questi sciami è oggetto di Comunicati da parte dell’INGV-Osservatorio Vesuviano (INGV-OV). La comunicazione dell’inizio e della fine di uno sciame da parte dell’INGV-OV crea ancora una certa perplessità tra la cittadinanza coinvolta perché non si comprende bene come si determina l’inizio di uno sciame e, soprattutto, come è possibile affermare che uno sciame sismico sia concluso se poi continuano a verificarsi altri terremoti.
Per dare una risposta a questi dubbi, in questo articolo viene spiegato il significato degli sciami sismici all’interno delle Procedure di Comunicazione per attività sismica in area vulcanica tra INGV e Dipartimento della Protezione Civile (DPC) con un approfondimento per quelli dei Campi Flegrei.
Prima di tutto, cosa si intende per sciame sismico? Di fatto non esiste una definizione standard di sciame sismico, se non che si tratta di una serie di terremoti localizzati in una determinata area e in un determinato periodo di tempo… ”Quanti” terremoti e “in quanto tempo” tuttavia non sono parametri definiti in modo univoco.
Inoltre, tra i termini sciame e sequenza esiste una certa differenza che riguarda principalmente la distribuzione dell’energia degli eventi all’interno della serie di terremoti. Infatti, secondo la definizione classica proposta dal sismologo Tokuji Utsu nel 2002 [1], uno sciame sismico “è una concentrazione di terremoti in cui non c’è un singolo terremoto di magnitudo predominante”, mentre una sequenza sismica è “una serie di terremoti localizzati nella stessa area e in un certo intervallo temporale, caratterizzata da un terremoto principale seguito da repliche più piccole, che diminuiscono nel tempo in numero e magnitudo”: https://ingvterremoti.com/glossario/ (Figura 1).
Figura 1 – Esempi schematici della possibile distribuzione nel tempo delle Magnitudo durante uno “SCIAME SISMICO” (in basso) e una “SEQUENZA SISMICA” (in alto). (Da: Swiss Seismological Service – modificato).
Inoltre, gli sciami sono caratteristici delle aree vulcaniche (Figura 2), mentre il termine sequenze viene usato prevalentemente per i terremoti che avvengono nelle aree tettoniche come quelle alpina e appenninica anche se, in particolare in Appennino, ci sono zone sismogenetiche in cui la sismicità si può manifestare proprio con sciami sismici.
Questa differenza è legata essenzialmente ai meccanismi che generano i terremoti e alle proprietà meccaniche delle rocce che costituiscono i due tipi di aree sismogenetiche: in quelle tettoniche si può accumulare uno stress maggiore che può essere liberato con un terremoto principale di elevata magnitudo seguito da repliche di magnitudo via via più basse (sequenza), mentre le rocce vulcaniche si possono fratturare con stress minori generando una serie di terremoti con magnitudo moderata (sciame).
Dal punto di vista della comunicazione “giornalistica”, invece, non viene tenuta in considerazione questa differenza e i termini sciame e sequenza vengono utilizzati indifferentemente dall’area interessata.
Figura 2 – Fase dello sciame avvenuto ai Campi Flegrei il 20-21 maggio 2024 (registrazione della stazione sismica CSOB dalle ore 16:00 UTC alle ore 24:00 UTC del 20 maggio 2024. Dati da: https://www.ov.ingv.it/).
Gli sciami sismici potrebbero essere indicatori di particolari attività sui vulcani come la risalita di fluidi o magma o l’ intrusione di dicchi , attività che in genere sono accompagnate anche da altri segnali geofisici e geochimici (tremore, eventi a bassa frequenza, variazioni gravimetriche, deformazioni del suolo, aumento localizzato delle temperature, modifiche della composizione chimica delle fumarole…). Per questo motivo nelle “Procedure di Comunicazione per l’attività sismica in area vulcanica” (che riguardano tutti i vulcani attivi italiani) gli sciami sismici rivestono un ruolo molto importante.
Per poter comunicare al Dipartimento della Protezione Civile e alle strutture di Protezione Civile Regionali l’occorrenza di sciami all’interno dell’attività sismica dei vari vulcani italiani, sono stati definiti dei criteri, chiamati “Soglie di attivazione”, validi per ogni singolo vulcano, Questi criteri sono riportati nella Tabella 4.1 del Paragrafo 4.2.2.2 “Comunicati di attività sismica in area vulcanica” nell’ambito della “Convenzione attuativa per le attività di servizio in esecuzione all’accordo quadro tra DPC e INGV (Anno 2024-2026)” (Figura 3).
Figura 3 – Soglie di attivazione per Comunicati di evento sismico e di sciame sismico in area vulcanica. (Modificata da: “Convenzione DPC – INGV”). NOTA BENE: durante uno sciame, la soglia di comunicazione del singolo evento sismico (inizialmente fissata a magnitudo Md=1.5 per Campi Flegrei/Ischia e Md=2.5 per Vesuvio) è innalzata a Md=3.0 per tutti e tre i vulcani campani.
Per quanto riguarda i Campi Flegrei (ma analoghe procedure sono state effettuate per gli altri vulcani campani così come per quelli siciliani e laziali) la Soglia di attivazione è stata definita sulla base di parametri scientifici e operativi quali:
– analisi statistica di tutta la sismicità registrata a partire dalla crisi 1982-1984;
– significatività dello sciame, come numero di eventi e Magnitudo, anche in considerazione del livello di avvertibilità da parte della popolazione (per questo motivo sono stati presi in considerazione solo terremoti con Magnitudo maggiore o uguale a 0.0);
– procedure operative del Dipartimento della Protezione Civile.
Quindi, di concerto con il Dipartimento della Protezione Civile, sono stati definiti due scenari che definiscono l’inizio di uno sciame all’interno della sismicità più o meno continua dei Campi Flegrei durante le crisi bradisismiche:
Questo significa che eventuali terremoti avvenuti prima dell’inizio della serie di eventi che identificano uno sciame non saranno considerati appartenenti allo sciame.
Dal punto di vista delle comunicazioni tra INGV-OV e Strutture di Protezione Civile, il protocollo prevede questa serie di attività:
1. Entro 5 minuti dal superamento di una delle due soglie previste per la definizione dello sciame viene emesso un Primo Comunicato: “Comunicato PRELIMINARE SCIAME” per informare che è iniziato uno sciame in una determinata area vulcanica con l’indicazione dell’ora di inizio dello sciame e la stima preliminare della Magnitudo massima rilevata. Per “ora di inizio dello sciame” si intende l’orario di accadimento del primo terremoto della serie che ha contribuito alla definizione dello sciame.
I successivi Comunicati di Aggiornamento si susseguono a cadenze prefissate (30 minuti, 3 ore, 6 ore…), secondo il seguente schema:
2. Secondo Comunicato (Comunicato AGGIORNAMENTO SCIAME n.1) – non appena possibile e comunque entro 30 minuti dal riconoscimento dello sciame – Riporta il numero preliminare degli eventi rilevati con Md≥0.0 e l’elenco degli eventi localizzati con Magnitudo Md≥1.0.
3. Terzo Comunicato (Comunicato AGGIORNAMENTO SCIAME n.2) – entro 3 ore dal Secondo Comunicato – Emesso nel caso del perdurare dello SCIAME, riporta l’aggiornamento preliminare del numero degli eventi rilevati con Md≥0.0 e dell’elenco degli eventi localizzati con Magnitudo Md≥1.0.
4. Altri Comunicati (Comunicato AGGIORNAMENTO SCIAME n.3, n.4, ecc.) – emessi ogni 6 ore a partire dal Terzo Comunicato. Vengono emessi al perdurare dello SCIAME con le stesse modalità del precedente a meno di quanto previsto dal successivo Punto 5.
5. Comunicato di fine attività (Comunicato FINE SCIAME) – dopo 3 ore dall’ultimo evento registrato con Md≥0.0 – Emesso per notificare la fine dello SCIAME.
Può accadere che nelle fasi iniziali di uno sciame l’attività sismica sia particolarmente intensa con un elevato numero di eventi. In questi casi, per fornire tempestivamente le informazioni più significative sulla sismicità e garantire i tempi di emissione dei primi Comunicati di AGGIORNAMENTO, è possibile che venga data priorità all’analisi degli eventi con Magnitudo maggiore, completando il catalogo dei terremoti rilevati e localizzati nei Comunicati di AGGIORNAMENTO successivi.
Come per l’attività sismica ordinaria, tutte le localizzazioni ottenute per i terremoti che si verificano durante uno sciame sui vulcani campani vengono pubblicate nel database sismologico pubblico GOSSIP [2] dell’INGV-OV (Guida all’utilizzo dell’interfaccia GOSSIP).
PERTANTO, SULLA BASE DI PROCEDURE CODIFICATE, È POSSIBILE DEFINIRE L’INIZIO DI UNO SCIAME, SEGUIRE E COMUNICARE LA SUA EVOLUZIONE NEL TEMPO, DICHIARARNE LA CONCLUSIONE DOPO 3 ORE DALL’ULTIMO EVENTO REGISTRATO CON MAGNITUDO MD≥0.0.
Ovviamente, la notifica della conclusione di uno sciame NON significa la fine della sismicità dell’area ma solo la conclusione di quella particolare serie di eventi ravvicinati nel tempo che rispondono ai criteri per la definizione di sciame nell’ambito della sismicità più o meno continua. L’attività sismica potrà continuare e seguirà il suo andamento con terremoti più distribuiti nel tempo.
Può anche succedere che poco dopo aver dichiarato la fine di uno sciame si presentino di nuovo le condizioni per dichiarare l’inizio di un altro. Questo è del tutto normale ed è una possibilità che si può verificare in tutte le aree vulcaniche attive.
Alla data di pubblicazione del presente articolo, lo sciame più significativo per numero di eventi ed energia liberata registrato ai Campi Flegrei durante l’attuale crisi bradisismica si è verificato tra il 20 e 21 maggio 2024. Sulla base dei dati rivisti dal Laboratorio di Sismologia dell’Osservatorio Vesuviano [2] lo sciame è risultato costituito da un totale di 443 terremoti registrati in poco più di 25 ore, di cui 252 terremoti con magnitudo Md≥0.0.
Di questi, 5 terremoti hanno avuto una magnitudo Md≥3.0 (Figura 4) con una Md massima di 4.4±0.3 (evento del 20/05/2024 alle ore 18:10 UTC [20:10 locali]), Questo evento risulta, attualmente, l’evento di maggiore energia registrato ai Campi Flegrei da quando esistono dati strumentali.
Figura 4 – Localizzazioni ipocentrali dei 5 terremoti con Md≥3.0 avvenuti durante lo sciame del 20-21 maggio 2024 (dati da: Ricciolino et al., 2024).
Negli ultimi 12 mesi lo sciame che è durato più a lungo si è verificato tra il 26 e il 28 aprile 2024. È risultato costituito da un totale di 144 terremoti registrati in circa 45 ore, di cui 106 terremoti con Md≥0.0 e una Md massima di 3.9±0.3 (evento del 27/04/2024 alle ore 03:44 UTC [05:44 locali]).
Durante questo sciame sono stati emessi 11 Comunicati nel rispetto del Protocollo di Comunicazione (Figura 5):
Figura 5 – Sequenza dei Comunicati emessi durante lo sciame del 26-28 aprile 2024.
I terremoti che avvengono durante gli sciami sono solo una parte della sismicità registrata ai Campi Flegrei durante le fasi di sollevamento [3]. Ovviamente le analisi e gli studi vengono effettuati su tutti gli eventi sismici rilevati senza vincoli di definizione e integrati con quelli di altre metodologie di monitoraggio [4].
In questo articolo è stato spiegato perché e come, per i fini pratici ed operativi ma sulla base di dati scientifici, sono stati definiti gli sciami sismici nelle diverse aree vulcaniche italiane, con relative Soglie di attivazione e Protocolli di comunicazione, affinché l’INGV possa informare efficacemente e rapidamente il Dipartimento della Protezione Civile sull’evoluzione della sismicità in atto.
Bibliografia
[1] Utsu T. (2002). Statistical Features of Seismicity. In: Lee W.H.K., Kanamori H., Jennings P.C. and Kisslinger C., Eds., International Handbook of Earthquake and Engineering Seismology, International Geophysics, Volume 81, Part A, Elsevier, Amsterdam, 719-732. https://doi.org/10.1016/S0074-6142(02)80246-7
[2] Ricciolino P., Lo Bascio D., Esposito R. (2024). GOSSIP – Database Sismologico Pubblico INGV-Osservatorio Vesuviano. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.13127/gossip
[3] Bellucci Sessa E., Castellano M. e Ricciolino P. (2021). GIS applications in volcano monitoring: the study of seismic swarms at the Campi Flegrei volcanic complex, Italy. Adv. Geosci., 52, 131-144. doi:https://doi.org/10.5194/adgeo-52-131-2021.
[4] Bevilacqua A., De Martino P., Giudicepietro F., Ricciolino P., Patra A., Bruce Pitman E., Bursik M., Voight B., Flandoli F., Macedonio G. e Neri A. (2022). Data analysis of the unsteadily accelerating GPS and seismic records at Campi Flegrei caldera from 2000 to 2020. Sci. Rep., 12, 19175, doi:https://doi.org/10.1038/s41598-022-23628-5.

Lo studio rappresenta un passo avanti nella comprensione dell’attuale crisi bradisismica flegrea e sottolinea l'importanza di un monitoraggio continuo
Un team di ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV - OV), in collaborazione con l'Università degli Studi di Palermo, l’Università di Cambridge e il Woods Hole Oceanographic Institute, ha individuato un’importante anomalia nella composizione dei gas delle fumarole della Solfatara dei Campi Flegrei, legata al contributo di gas magmatici. Lo studio, "Escalation of caldera unrest indicated by increasing emission of isotopically light sulphur", è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature Geoscience.
A partire dalla fine del 2018 le concentrazioni di idrogeno solforato, la specie di zolfo presente nelle fumarole della Solfatara, hanno registrato un aumento il cui significato è stato investigato con le più moderne tecniche analitiche.
"La nostra analisi dimostra che le variazioni osservate nella composizione delle fumarole non sono esclusivamente attribuibili a processi idrotermali superficiali. Il nostro studio evidenzia che l’anomalia di zolfo registrata nelle fumarole sia imputabile a un crescente contributo di gas dal magma che alimenta il sistema vulcanico dei flegrei, avvalorando l’ipotesi del coinvolgimento magmatico nell’attuale crisi bradisismica dei Campi Flegrei", spiega Alessandro Aiuppa, Professore presso l’Università di Palermo.
Attraverso campionamenti sistematici e analisi chimiche, lo studio ha identificato un contributo crescente di gas magmatici provenienti da un magma in risalita nella crosta terrestre, tra i 9 e i 6 km di profondità. Il crescente trasporto di questi gas verso la superficie, inducendo il riscaldamento del sistema idrotermale e concorrendo alla generazione della sismicità osservata ai Campi Flegrei negli ultimi anni, potrebbe aver determinato una crescente ri-mobilizzazione dello zolfo intrappolato nei minerali idrotermali, contribuendo all’anomalia di zolfo osservata nelle fumarole.
"Un crescente rilascio di zolfo dalle fumarole è tipica dei vulcani quiescenti che attraversano una fase di possibile graduale riattivazione", aggiunge il team, che ha confrontato i dati ottenuti ai Campi Flegrei con quelli di altri sistemi vulcanici.
Prima di questo studio, si riteneva che le concentrazioni di idrogeno solforato, fossero regolate da reazioni di equilibrio a bassa temperatura con i minerali dello zolfo, attive nella parte superficiale del sistema idrotermale.
"La vera novità del nostro lavoro è aver documentato una chiara evoluzione nell’origine dello zolfo. Il crescente contributo magmatico nei gas suggerisce una importante evoluzione nella dinamica del sistema vulcanico flegreo dal 2018”, sottolinea Giovanni Chiodini, Dirigente di Ricerca Associato presso l’INGV.
Sebbene i risultati non implichino l’imminenza di un’eruzione vulcanica, lo studio evidenzia la necessità di mantenere l’attenzione sul sistema flegreo.
"Questi risultati migliorano la nostra comprensione della crisi bradisismica in corso e ricordano l’importanza di un monitoraggio costante", aggiunge Stefano Caliro, Dirigente Tecnologo responsabile del monitoraggio geochimico dei vulcani campani presso l’INGV-OV e primo autore dello studio.
La ricerca si è basata su uno dei dataset di composizione delle fumarole più completi al mondo, con dati raccolti dal 1980 a oggi. I ricercatori hanno analizzato in laboratorio campioni di gas prelevati regolarmente nell’area della Solfatara dei Campi Flegrei, e hanno utilizzato modellazioni numeriche per interpretare i dati.
"L’accuratezza analitica e la continuità nel tempo di questo dataset sono fondamentali per comprendere l’evoluzione del sistema", afferma Caliro.
Ulteriori sviluppi di questa ricerca si otterranno dal continuo monitoraggio delle fumarole e da ulteriori e più sofisticate analisi che permetteranno interpretazioni di sempre maggiore dettaglio.
“In questo ed in altri studi in corso sulla caldera dei Campi Flegrei emerge la fondamentale importanza del monitoraggio continuo multiparametrico della caldera sia nella porzione emersa, che sommersa, La combinazione di tutti i dati offrirà una visione sempre più accurata della possibile evoluzione del sistema”, afferma Mauro A. Di Vito, Direttore dell’INGV-OV e co-autore dell’articolo.
"Studiare i minerali del sistema idrotermale ci permetterà di comprendere meglio il ruolo della rimobilitazione dello zolfo”, conclude Aiuppa, sottolineando che ogni nuovo dato sarà cruciale per comprendere l’evoluzione del sistema vulcanico.
Questo studio rappresenta un ulteriore tassello nella comprensione di un’area di rilevante interesse scientifico e sociale, contribuendo alla gestione consapevole di uno dei sistemi vulcanici più complessi al mondo.

CAMPI FLEGREI - Una nuova ricerca rivela strutture sismiche differenti all'Interno della caldera
Identificate diverse strutture sismiche all'interno della caldera dei Campi Flegrei attraverso l'analisi della distribuzione delle magnitudo dei terremoti nello spazio
Comprendere come le caratteristiche della crosta terrestre in corrispondenza della caldera dei Campi Flegrei, lo stress cui è sottoposta e le temperature che la caratterizzano, possano influenzare il numero dei terremoti e le loro magnitudo.
Questi gli obiettivi dello studio innovativo “B value enlightens different rheological behaviour in Campi Flegrei caldera”, realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, e appena pubblicato sulla rivista scientifica ‘Communications Earth & Environment’ di Nature.
I Campi Flegrei, nota caldera collassata a ovest della città di Napoli, presentano una parte centrale che continua a sollevarsi e abbassarsi lentamente nel fenomeno detto “bradisismo”. Questo movimento del suolo è accompagnato da terremoti che causano preoccupazione.
La distribuzione della sismicità è stata registrata ai Campi Flegrei da gennaio 2005 a ottobre 2023.
“L'obiettivo della ricerca”, spiega Anna Tramelli, ricercatrice dell’INGV e prima autrice dello studio, “è stato quello di comprendere come le caratteristiche della crosta, lo stress a cui è sottoposta e la sua temperatura influenzino la relazione tra il numero totale dei terremoti e le loro magnitudo, nota come relazione di Gutenberg-Richter, al fine di identificare aree sismogenetiche con comportamenti differenti e di monitorare eventuali variazioni di comportamento nel tempo. Il parametro che si analizza è chiamato b-value e dipende dal rapporto tra il numero dei terremoti di magnitudo elevata e quelli di magnitudo minore. Ad esempio, il valore di b uguale a 1, osservato analizzando il catalogo sismico globale, indica che per ogni terremoto di magnitudo 4 si osservano 10 terremoti di magnitudo 3”.
“Il metodo sviluppato prevede una suddivisione automatica del catalogo sismico” sostiene Cataldo Godano, professore dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e coautore della ricerca “consentendo una stima accurata delle variazioni spaziali della relazione tra le magnitudo dei terremoti”.
b value map da quattro punti di vista.
“Analizzando 7670 eventi sismici verificatisi in 18 anni, da gennaio 2005 a ottobre 2023, e rilevati dall'Osservatorio Vesuviano dell’INGV (INGV-OV),”, prosegue Vincenzo Convertito, ricercatore dell’INGV e coautore della ricerca, “è stato possibile evidenziare che al di sotto delle aree Solfatara e Pisciarelli, fino a una profondità di circa 2 km, l'elevata fratturazione delle rocce e la presenza di fluidi idrotermali favoriscono il verificarsi di terremoti di bassa magnitudo (fino a Md=3) rispetto a quelli di magnitudo più elevata (fino a Md= 4.4). Al di sotto dei 2 km, invece, per le aree circostanti il rapporto tra le magnitudo dei terremoti è coerente con quanto osservato a scala globale; ovvero il valore di b stimato è molto prossimo a 1”.
La scoperta di variazioni nel rapporto tra le magnitudo dei terremoti all'interno della caldera dei Campi Flegrei rappresenta un importante passo avanti per il monitoraggio delle aree vulcaniche.
“La capacità di rilevare automaticamente le variazioni di questo rapporto potrebbe migliorare significativamente il monitoraggio sismico e la comprensione delle dinamiche vulcaniche”, prosegue Anna Tramelli.
“Il team di ricerca continuerà a migliorare la tecnica per il monitoraggio automatico delle variazioni della relazione di Gutenberg-Richter, con l'obiettivo di applicarla in altre aree vulcaniche e di utilizzare i risultati per prevedere cambiamenti potenzialmente pericolosi nella dinamica della crosta terrestre”, conclude Vincenzo Convertito.
Modello del sistema vulcanico dei Campi Flegrei dedotto dal valore b e da altre tomografie geofisiche.
La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile, rappresentando un contributo potenzialmente utile in futuro per affinare gli strumenti di previsione e prevenzione di protezione civile. Al momento i risultati della ricerca non hanno alcuna implicazione diretta su misure che riguardano la sicurezza della popolazione.
Link allo studio: B value enlightens different rheological behaviour in Campi Flegrei caldera
Tramelli, Anna & Convertito, V. & Godano, Cataldo. (2024). b value enlightens different rheological behaviour in Campi Flegrei caldera. Communications Earth & Environment. 5. 10.1038/s43247-024-01447-y.

CAMPI FLEGREI - Potenziato il monitoraggio sottomarino della caldera
Installata una nuova infrastruttura con sensoristica ad alta sensibilità per il monitoraggio del degassamento vulcanico in mare
Come noto, la caldera dei Campi Flegrei si estende anche nell’area marina nel Golfo di Pozzuoli dove è già presente la rete di monitoraggio geofisico multiparametrico “Medusa”.
Allo scopo di potenziare l’infrastruttura di ricerca e monitoraggio geochimico multiparametrico dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV) proprio nel settore sommerso della caldera flegrea, è stato recentemente installato un nuovo osservatorio multiparametrico per lo studio del processo di degassamento idrotermale sottomarino.
Questa installazione, realizzata anche grazie al contributo del Dipartimento della Protezione Civile, rientra tra le numerose attività di implementazione e potenziamento delle reti e di indagini generali su questo settore della caldera.
L’installazione è stata resa possibile grazie al gruppo subacquei dell’INGV, coordinati dall’Unità Funzionale di Geochimica dei Fluidi dell’INGV-Osservatorio Vesuviano, in coordinamento con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e le altre Autorità preposte alla tutela del territorio.
L’area interessata è stata individuata in un particolare settore del Golfo di Pozzuoli noto come “Secca delle Fumose”, già oggetto di studi e monitoraggio e dove è prevista l’installazione di altre strumentazioni scientifiche marine.
Il nuovo osservatorio marino consente di monitorare in continuo la temperatura delle emissioni idrotermali nel fondo, la concentrazione di anidride carbonica (CO2) di origine vulcanica disciolta nell’acqua di mare e la corrente marina: tutti parametri utili per la stima dell’energia associata al processo di degassamento sottomarino e il monitoraggio delle eventuali variazioni.
Questa nuova strumentazione potenzia nel settore sommerso della caldera, che presenta oggettive difficoltà logistiche, l’infrastruttura di Reti Multiparametriche già esistente nella caldera dei Campi Flegrei.
Link utili:
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Dipartimento per la Protezione Civile
Parco Archeologico Campi Flegrei
IMMAGINI e VIDEO LINK Wetranfer -> https://we.tl/t-A0x6daMaK9 (scad. 30/05/2024)

Sciame sismico ai Campi Flegrei del 20 maggio 2024
Aggiornamento Fine Sciame del 21.05.2024
Dalle ore locali 19:51 del 20 maggio 2024 (UTC 17:51) fino alle ore locali 18:31 del 21 maggio 2024 si è verificato uno sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei che ha fatto registrare 168 terremoti con Magnitudo durata (Md) ≥ 0.0 (168 localizzati) e una Magnitudo massima (Md) di 4.4 (±0.3).
L’evento di Md 4.4 è stato il più energetico tra quelli registrati dall’inizio dell’attuale crisi bradisismica iniziata nel 2005. L’epicentro è collocato all’interno della Solfatara ad una profondità di 2.6 km.
Non si registra allo stato attuale un aumento della velocità di sollevamento che attualmente è di 2 cm/mese. Sempre allo stato attuale, non si registrano variazioni di andamento nelle deformazioni orizzontali o deformazioni locali del suolo diverse rispetto all’andamento precedente.
Si ricorda che durante la crisi bradisismica del 1982-84 il sollevamento del suolo raggiunse i 9 cm al mese, e si superarono anche 1300 eventi sismici al mese. Attualmente, invece, nell’ultimo mese sono stati registrati circa 450 eventi con Md≥0.0.
I parametri geochimici misurati con le stazioni in continuo (Temperatura e flussi di anidride carbonica) non mostrano variazioni significative rispetto agli andamenti degli ultimi mesi, se non il ben noto incremento di temperatura e pressione che caratterizza il sistema idrotermale.
La sismicità non è un fenomeno prevedibile, pertanto non può essere escluso che si possano verificare altri eventi sismici, anche di energia analoga con quanto già registrato durante lo sciame concluso.
L’Osservatorio Vesuviano dell'INGV continua le attività di monitoraggio ordinarie e straordinarie al fine di individuare anche le più piccole variazioni nei parametri di monitoraggio utili per definire al meglio l’attuale fenomeno in corso.
Le strutture dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dedicate al monitoraggio dell’area della caldera dei Campi Flegrei sono sempre operative h24 e nella giornata del 21 maggio sono state effettuate misure e campionamenti in alcuni siti della caldera.
L’INGV, con la sua Sezione di Napoli Osservatorio Vesuviano, è costantemente in collegamento con la Protezione Civile nazionale, regionale e con i Comuni interessati, oltre che con tutte le Autorità competenti alla tutela del territorio.
Eventi sismici di Md ≥ 1 registrati tra le ore 19:51 del 20 maggio 2024 e le ore 17.10 del 21 maggio 2024. L’evento di maggiore magnitudo è stato registrato alle ore 20.10 del 20 maggio 2024 (Md=4.4±0.3).
- CAMPI FLEGREI | I dati delle reti di monitoraggio e sorveglianza dell'INGV-Osservatorio Vesuviano
- Studiata la struttura profonda dei CAMPI FLEGREI e la sua variazione nel tempo mediante tomografia sismica
- CAMPI FLEGREI - L’INGV chiarisce rischio eruttivo e pericolosità
- Sciame sismico ai Campi Flegrei del 14 aprile 2024